Sua maestà La Scafata (Altrimenti chiamata Vignarola)
Se dell’estate la caponata è la regina, in primavera la corona la indossa la scafata, è un piatto che ne contiene tutti i sapori ma possiamo goderne soltanto in una breve finestra di tempo che vede maturi e pronti alla padella tutti i suoi ingredienti, ovvero:
- 250 gr di fave già scafate (ovvero tolte dal baccello)
- 150 gr di piselli già scafati
- 2 bel cipollotti con tutto il ciuffo (anche tre se piccini)
- 5 carciofi
- Olio
- Sale
- Pepe
- Mentuccia, il nome che noi romani diamo alla nepitella
- (In aggiunta possono essere messi anche asparagi e zucchine romanesche e, perché no, della buccia di limone ma atteniamoci alla ricetta base)
Iniziamo scafando i nostri amati legumi se vogliamo separando le fave più grandi dalle più piccole.
Mondiamo i carciofi avendo l’accortezza di immergerli in acqua acidulata (il succo di un limone andrà benissimo) dopo averli tagliati a metà ed eliminato l’eventuale peluria interna. Una volta puliti tutti procederemo a tagliarli a spicchi di più o meno un cm, per quanto riguarda il gambo ne conserviamo soltanto il cuore e lo tagliamo a pezzetti. Reimmergiamo gli spicchi ed i pezzi di gambi nell’acqua acidulata.
Prendiamo i nostri bei cipollotti, ne tagliamo grossolanamente sia la parte bianca che i ciuffi e li mettiamo in padella, partendo da padella fredda poiché tendono a bruciarsi con facilità, versiamo generosamente del buon olio extra vergine, un pizzico di sale ed accendiamo a fuoco basso. Copriamo la padella lasciando che il cipollotto si stufi con il suo vapore.
Una volta stufato il cipollotto aggiungiamo i carciofi assieme alle fave più grandi. Se avete delle fave molto grandi e molto coriacee date loro 5 minuti di cottura prima di aggiungere i carciofi.
Quando le fave ed i carciofi saranno cotti ma ancora al dente aggiungiamo i piselli.
A fine cottura saliamo pepiamo ed aggiungiamo la mentuccia.
Facciamo riposare e serviamo tiepido o freddo.
Sentichettemagni.
È possibile mangiarla come secondo, come antipasto, come piatto unico accanto a del riso nero, dentro una lasagna con del formaggio di capra o come farcitura di una pizza bianca spaccata assieme a del pecorino, insomma, come la metti la metti è sempre poesia.